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Museo Vincenzo Ragusa O’Tama Kiyohara

Il museo “Vincenzo Ragusa O’Tama Kiyohara” affonda le sue radici nell’ambizioso progetto dello scultore Vincenzo Ragusa (1841-1927), a seguito del suo viaggio in Giappone in qualità di docente di scultura presso il Kōbu Bijutsu Gakkō di Tokyo.

Nel 1884, Ragusa fondò il “Museo Artistico Industriale, Scuola Officine”, una scuola con annesso museo caratterizzata da una ricca collezione di oggetti dell’artigianato orientale, personalmente collezionati dallo stesso Ragusa durante la sua permanenza nel paese del Sol Levante. Tra il 1888 e il 1916, a causa di contrasti burocratici interni, e non solo, la raccolta fu acquistata dal Museo Nazionale ed Etnografico “Luigi Pigorini” di Roma, ad eccezione di un piccolo nucleo di manufatti, tessuti, Kinkarakawa-gami, lacche e ceramiche, oggi conservati nella nuova sezione giapponese del nostro museo.

A questa sezione appartengono le tavole ad acquerello e gouache dell’artista Otama Kiyohara, consorte di Vincenzo Ragusa e figura centrale nella storia dell’Istituto, che si distinguono in Collezione dipinta e Acquerelli liberi.

La sezione delle ceramiche comprende un cospicuo numero di esemplari, tra cui maioliche (albarelli, bocce, acquasantiere, lucerne, anfore, saliere, calamai, piatti) prodotte tra il XVII e il XIX secolo, di manifattura siciliana proveniente da Palermo, Monreale, Caltagirone, Collesano, Trapani e Burgio. Si annoverano anche terraglie provenienti da rinomati centri dell’Italia meridionale e centrale (Napoli, Vietri sul Mare, Deruta, Faenza). La sezione vanta inoltre un notevole livello qualitativo di oggetti provenienti da produzioni inglese, francese, turca e tunisina, che arricchiscono ulteriormente la collezione con nuovi elementi cromatici.

Particolarmente significativa è la sezione dell’arte sacra, in parte acquisita dall’Istituto durante i trasferimenti di sede tra Palazzo Airoldi e l’ex-Convento dello Schiavuzzo, quest’ultimo sede dell’Istituto d’Arte fino al 1968. La collezione di questa sezione comprende raffinati manufatti liturgici: calici, pissidi, incensi, reliquiari, leggii, realizzati in legno, bronzo, argento e ottone, principalmente tramite la tecnica dello sbalzo, con elementi iconografici cristiani. Di notevole pregio sono anche gli esemplari di corredi talari e cerimoniali in stoffe lavorate: toselli, paliotti, casule, stole, copri pissidi. Broccati e sete ornati da filigrane colpiscono per l’effetto iridescente. Emergono per fattura ed importanza un crocefisso ligneo risalente al XVII secolo e un arazzo catalogato come Conversione di Totila, datato al XVI secolo e caratterizzato da iniziali riconducibili al nome dell’arazziere.

Una sezione particolare del museo è quella dedicata al Novecento, costituita da manufatti realizzati dagli allievi dell’Istituto Statale d’Arte, la scuola antesignana dell’odierno Liceo Artistico. Gli autori sono stati gli allievi “storici”, tra cui Alessandro Manzo, Alfredo Ragolia, Giovanni Migliara, Umberto Landi, Giuseppe Scozzola, alcuni dei quali sono diventati insegnanti dello stesso Istituto d’Arte. Le opere, molte destinate alle Mostre dell’Artigianato di Firenze del 1951 e del 1955, si distinguono per sezioni laboratoriali (Legno, Metalli, Marmo). Tra gli oggetti metallici esposti spicca la Coppa delle Sirene, forgiata in ferro battuto su disegno di Alessandro Manzo, realizzata per la V Triennale di Milano del 1933 ed esposta a New York. Anche in questa sezione la sperimentazione è un elemento fondamentale: ferro battuto, rame sbalzato, ottone fuso, lastra di ferro curvata, alcune delle tecniche impiegate.

Infine, la sezione fotografica contiene un vasto numero di documenti fotografici che spaziano dal 1890 al 1960.